Questo era quello che Libero voleva scrivere: Guai non Gay. Dannato correttore!
A statistica ho preso 23, ma se non ricordo male dovrebbe esistere un indice che misura la relazione tra due variabili (regressione lineare) da cui risulterà evidente come aumento di omosessuali e diminuzione di fatturato non siano tra loro legati.
Perché allora dare un titolo senza alcun senso logico? Per aumentare le vendite? Ma chi li compra più i giornali?
Già, non li compra più nessuno, ma li leggono in tanti. Rassegne stampa via mail, cellulari, tablet, social media, radio e tv. Tutti mezzi che danno nuova linfa ai quotidiani. E noi che passiamo dallo zapping allo scrolling. Scorriamo velocemente l’infinita mole di notizie da cui siamo bombardati e scegliamo quello che ci colpisce per l’immagine o per il titolo. Si gioca tutto lì.
Ho imparato dai guru della comunicazione che esistono vere e proprie regole per dare titoli accattivanti: l’elenco, la domanda, lasciare il discorso a metà, il titolo fuorviante che ti fa credere, ma poi non è. E poi c’è la spazzatura volgare e sensazionalistica, come Libero.
I media tradizionali sembrano essere soppiantati da quelli più nuovi come il web e i social. Eppure a me fa ancora piacere finire sulle pagine dei quotidiani. Quelle rare volte che ci sono stato, e mai per aver commesso un reato, ho ritagliato il trafiletto e lo conservo gelosamente nel cassetto dei ricordi. Ho ancora il vhs della mia ospitata di vent’anni fa a “Cominciamo bene”; un paio di minuti nella trasmissione di Rai 3 condotta da Tony Garrani e Manuela Di Centa.
Perché i media, volenti o nolenti, sono ancora capaci di indirizzare l’opinione pubblica. il Gabibbo o le Iene possono rovinare la reputazione di un’azienda in pochi minuti. Così come un articolo positivo su un quotidiano può far conoscere o rivalutare persone ed attività. Comunicare con giornali e tv, locali o nazionali, aiuta le imprese a trovare persone, a rendere orgogliose quelle che ci lavorano, a vendere i propri prodotti, a far conoscere i propri punti di forza. La comunicazione con i media deve far parte di una strategia aziendale e non può essere improvvisata. E a maggior ragione se le cose non dovessero andar bene. Il rapporto con i media diventa ancor più importante. Perché la loro eco sarà sempre più forte della vostra voce.
Ed internet oggi non solo aumenta la platea a cui una notizia può giungere, non solo dà voce a notizie false, ma non permette di dimenticare. Prestate attenzione dunque, perchè per farsi una buona reputazione ci vuole una vita, per perderla basta un attimo.
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