Il consulente è un po’ il carabiniere del mondo del lavoro. Ci sono così tanti detti denigratori e barzellette sul suo conto da far impallidire l’Arma. Perché ce la prendiamo così tanto con loro?
Se sentiamo il bisogno di un consulente la verità è che forse non abbiamo le competenze per svolgere quella attività. E sempre di più ci fa fatica acquisirle. Vogliamo tutto e subito cerchiamo risposte, non approfondiamo, non studiamo più. E’ vero, il mondo là fuori si fa sempre più complesso ed è difficile conoscere tutto e restare aggiornati. Eppure anche grandi realtà molto strutturate che potrebbero internalizzare ogni tipo di competenza si avvalgono di strutture consulenziali. Motivi di costi. Il consulente è un costo variabile, sacrificabile, spesso tra i primi ad essere tagliato. Un consulente non lo devi riqualificare a tue spese e anche perché spesso nemo propheta in patria e quindi un parere esterno di chi conosce altre realtà può costituire un valore aggiunto.
Tutti aspetti positivi che non spiegano perché noi professionisti che diamo consigli non siamo visti di buon occhio.
Partiamo dal prezzo: siamo esosi. Se pensi che un professionista bravo ti costi troppo è perché non sai quanto ti costerà uno scarso. Ci inventiamo aforismi per nascondere che siamo cari. Giustifichiamo la nostra legittima avidità dicendo che non lavoriamo tutte le ore come un dipendente, che dobbiamo aggiornarci, che il prezzo è frutto di anni di studi e professionalità, che firmando quel documento ci assumiamo responsabilità, che più della metà dei nostri ricavi se li prende lo stato. Tutte cose vere, ma valide per chiunque. Lo stato prende la metà del costo di ciascun lavoratore, non tutte le ore sono produttive, se non ti aggiorni sei tagliato fuori da qualunque professionalità e le responsabilità più o meno grandi ce lo dovremmo prendere tutti. Proviamo a farci pagare per quello che facciamo, per il valore che il mercato dà al nostro servizio e non per quello che pensiamo di valere. Direte voi: fosse per il mercato il lavoro del consulente si ridurrebbe a consigli e pareri gratuiti. Davvero pensiamo di doverci far pagare per una risposta al telefono? Senza dubbio sensata e frutto di anni di studi. Ma forse dovremmo puntare sul fare la differenza davvero. Dovremmo provare ad essere qualcosa in più di una ricerca su google.
Puntiamo sulle competenze: nessuno da bambino vuol fare il consulente. Consulenti si diventa per rimandare la pensione o per arrivare alla pensione, per vocazione (come se fosse una missione) per presunzione o per illusione. Le prime due tipologie spesso hanno grandi competenze, ma scarsa capacità di trasmetterle. La vocazione unisce le competenze e la capacità, ma porta a sopravvalutare il proprio lavoro, a tratti anche in modo delirante. La saccenza e l’illusione sono quelle che alla fine ci fanno diventare esosi. I primi perché pensano di avere la verità in tasca. I secondi perché quando capiscono che non riusciranno a cambiare il mondo ripiegheranno sul tentativo di diventare ricchi!
Infine c’è il modo di approcciarsi. Sentirsi dire cosa fare non piace a nessuno. Se qualcuno lo fa per te ok, ma il consulente spesso non fa, dice come andrebbe fatto. Supponendo che il consulente sia in gamba ed abbia azzeccato la diagnosi, supponendo che abbia prescritto la terapia giusta, poi la terapia va seguita. E qui noi ci perdiamo. Sia noi imprenditori sia noi consulenti. I primi pensano che delegando un compito si deleghino responsabilità e risultati. Per molti dei secondi, invece, l’importante è averlo detto, magari per scritto, così sono tutelato in caso di cause future. Ma quello che fa la differenza nelle imprese non è la teoria, ma l’execution: mettere in pratica le cose e farlo rapidamente, più rapidamente dei competitor. E noi consulenti dovremmo essere bravi non solo a dare le soluzioni, ma ad aiutare le imprese a metterle in atto. Non è garanzia di successo, ma ne aumenta decisamente le probabilità.
Questi sono alcuni dei motivi per cui noi consulenti veniamo bisfrattati. Se non corriamo ai ripari finiremo tutti ad aprire dei blog o dei canali youtube da dove dispenseremo banalissime perle di saggezza come queste.
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