Se c’è una cosa che mi è sempre piaciuta dell’estate sono i venerdì. Quando ero bambino verso le sei del pomeriggio dalla spiaggia iniziavo a guardare il lungomare, aspettando di scorgere la figura di mio padre, che ancora vestito da lavoro veniva ad abbracciarci. Gli correvo incontro a perdifiato e mi facevo prendere in collo. Da ragazzo invece, stanco e sudato, innervosito dalla fila appena arrivavo al mare spengevo l’aria condizionata e tiravo giù i finestrini, lasciando entrare l’aria umida e quell’odore inconfondibile di salmastro. Mi spogliavo di corsa e senza salutare mi tuffavo in mare. Oggi aspetto questo momento tutta la settimana, scendo dall’auto e ancora vestito da lavoro dal lungomare guardo verso la spiaggia cercando di scorgerli. Sono intenti a giocare, ma appena mi vedono si girano e corrono ad abbracciarmi. Dura un attimo, ma quella sensazione sabbiosa e salata mi fa amare l’estate.
D’estate le scuole chiudono, c’è meno traffico, si trovano più posti, ma hai il problema di piazzare i tuoi figli. Se hai una casa al mare o in montagna, dei nonni disponibili e con cui hai buoni rapporti puoi farci affidamento. Altrimenti devi iniziare ad organizzarti con la giungla dei centri estivi. Più cari, più economici, molto attivi o semplici parcheggi, sportivi, culturali, religiosi, scolastici. Chi può sfruttare ancora un po’ di congedo, chi ha un orario flessibile, chi qualche volta se li può portare in azienda. E’ un sistema sociale che ancora non si è adeguato al sistema economico o se preferite viceversa, un sistema economico che non tiene conto del suo impatto verso il sistema sociale.
Estate è sinonimo di caldo. Torrido. E il caldo porta con sé il dibattito sull’aria condizionata. E’ troppo alta, non si respira, dà noia alla cervicale, così ci ammaliamo. Trovare un equilibrio non è facile, ma forse potremmo iniziare ripensando il nostro abbigliamento. Camicia, cravatta, in certi casi la giacca. Capisco le esigenze di forma e forse per presentarsi al lavoro in pantaloncini ed infradito non siamo ancora maturi, ma inquinare l’ambiente per essere eleganti forse non ne vale proprio la pena.
Estate vuol dire ferie. Con la F maiuscola, quelle che attendi da un anno, quelle su cui riversi tutte le tue aspettative. Possiamo scegliere se delegare in toto l’organizzazione delle nostre vacanze ad operatori specializzati o se invece essere noi i protagonisti della loro progettazione. E nonostante i mezzi a nostra disposizione oggi siano molteplici, riuscire a pianificare meta, itinerario, pernottamento, spostamenti, pasti e divertimenti richiede competenze non indifferenti che potrebbero tornare molto utili anche nel mondo del lavoro. Ogni viaggio è scoperta, è rimettersi in discussione. Da ogni viaggio si torna sempre un po’ cambiati.
E l’estate è un po’ una promessa di una nuova vita. E’ la pausa che ci permette di ritirare il fiato, di fare un piccolo bilancio e di ripartire con slancio, con nuovi buoni propositi, con idee venute sotto l’ombrellone o ad alta quota e con un entusiasmo ricaricato. Sarà il caldo che dà alla testa, ma d’estate ti sembra possibile tutto.
L’estate è proprio come un’azienda, a volte occorre solo partire. Darsi una meta, abbassare il finestrino dell’auto, accendere lo stereo e godersi il viaggio.
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