Simona ha iniziato con uno stage non curriculare, quelli che si fanno alla fine di un corso finanziato dal fondo sociale europeo. A dirla tutta era la stagista di rincalzo: quella che non sanno dove piazzare perché lavorava già part time. Così la scuola da cui proveniva ci chiese il favore di tenerla, nonostante avessimo già preso una persona con noi.
Oggi Simona non solo è ancora con noi, ma è diventata socia ed è membro del consiglio di amministrazione.
Laura è tornata alla carica dopo essere stata respinta la prima volta ed è questa sua tenacia il suo valore aggiunto. Per Martina e la seconda Laura ci siamo rivolti a società specializzate nella selezione che hanno fatto tutto il lavoro di screening al posto nostro: è incredibile come abbiano saputo interpretare al meglio i miei gusti. Ho conosciuto Virginia a una festa, aveva fatto una sangria buonissima. E’ stato secondario il fatto che lavorasse nel nostro settore e ricoprisse un ruolo che da anni cercavo. Per Giulia ho preso una multa per eccesso di velocità, perché ero in ritardo al colloquio e non volevo perdermela. Chiara la prima volta che l’ho vista indossava gli stessi orecchini che aveva nella foto sul curriculum, non potevo non premiare la sua costanza. Valentina aveva voglia di cambiare e noi di sperimentare, così abbiamo corso entrambi il rischio di lavorare insieme. Riccardo ha fatto una tesi su di me ed io adoro essere citato: potevo non prenderlo? Francesca mi è stata segnalata da dei partner e poi mi ha conquistato con facebook. Ad Alice preferivo l’altro candidato, ma le mie colleghe hanno insistito per lei, e sono contento di essermi sbagliato, perché se Jobbando andrà bene il grosso del merito sarà suo.
Ogni persona ha una storia diversa, un suo percorso unico che lo ha visto iniziare a collaborare con la realtà in cui lavora. Non esiste un modo corretto di approcciare la ricerca attiva. Nonesistono profili e competenze che vanno bene in ogni stagione, così come non ci sono aziende che assumono sempre o che sono garanzia di un posto per tutta la vita. Non più. Si tratta di occasioni. Di essere la persona giusta al momento giusto. E più occasioni uno si crea più possibilità ha di trovare, se non addirittura di scegliere, un lavoro. Perché ci sono lavori che nessuno vuol fare. Ci sono lavori che nessuno sa più fare e per i quali occorre non solo formarsi, ma addestrarsi. Ci sono lavori che non servono più e allora inutile insistere, bisogna riqualificarsi. Lavori che non avresti mai pensato esistessero e che nessuno quindi cerca. E ci sono aziende che cercano senza sapere bene quello che vogliono; aziende che cambiano spesso; aziende che crescono e aziende che si ridimensionano e chiudono. E poi ci siamo tutti noi che desideriamo un lavoro o solo uno stipendio. Che abbiamo un sogno nel cassetto o un progetto di vita. Che vogliamo il posto sicuro o rischiare per qualcosa di nostro.
Oggi cercare lavoro è esso stesso un lavoro. Per farlo occorrono competenze, conoscenza, strumenti, soggetti che ti aiutino in questo percorso. Ecco perché a Jobbando non solo si incontrano domanda e offerta, ma ci sono sportelli di orientamento, di indirizzo per chi vuole aprire una sua attività, progetti di inserimento per soggetti più difficilmente collocabili, colloqui con manager per alti profili rimasti a spasso o in cerca di nuove sfide. Per questo a Jobbando si parla di lavoro e lo fanno le istituzioni, le imprese, gli operatori del settore, i candidati stessi. Per conoscere e per conoscersi. Da Jobbando non si esce con un’occupazione, ma con una maggior consapevolezza. Jobbando è un’opportunità. Poi ognuno se la gioca come meglio crede, mettendo in campo il proprio fascino, le proprie abilità, le proprie esperienze e la propria intraprendenza.
Per tutti questi motivi credo in Jobbando: perché io quell’opportunità l’ho colta nel 2007. Ma non come candidato, come azienda. E’ al Jobfair di otto anni fa che ho trovato Claudia. Sarà con lei e tutte le sue colleghe che domani affronteremo questa ennesima sfida.
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