Forse mai come in questo periodo abbiamo bisogno di riuscire ad affrontare con coraggiosa franchezza, la sofferenza, l’incertezza e la confusione per tornare alla tanta desiderata “vita normale”. La paura del contagio ci rende vulnerabili e potrebbe colpire altre sfere della vita quotidiana; nonostante ormai la maggior parte delle attività sono ripartite, facendoci percepire il tempo nel modo a noi più familiare, ha però generato diffidenza nei confronti del prossimo e ci ha reso incapaci di reagire alle nuove sfide che ci attendono. Chi ha perso il lavoro o ha posto fine ad una relazione, dovrà essere capace di reinventare la propria vita che fino a quel momento viaggiava su binari noti; chi ha perso i propri cari sta invece affrontando l’elaborazione del lutto, rimandato dalla separazione forzata. Il tutto si somma alla visione incerta del futuro che ci fa idealizzare un passato in cui “si stava meglio”.
La dottrina buddista ci insegna che l’essenza fondamentale della paura è l’attaccamento a ciò che proviamo o viviamo insieme al rifiuto delle sensazioni spiacevoli che hanno origine dalle perdite, dai conflitti e nella mancanza di coincidenza dei nostri desideri con la realtà che viviamo.
Dobbiamo quindi imparare a sviluppare una comprensione maggiore delle emozioni da cui siamo attraversati, non identificandoci pienamente con esse, perché ciò che giunge nella nostra vita è solamente una realtà transitoria, compresi gli stati d’animo che proviamo.
Generalmente la paura genera un circolo vizioso, se proviamo paura tendiamo ad attaccarci a qualcuno o qualcosa, sentendoci vulnerabili; ma d’altro canto il distacco delle emozioni è per noi occidentali una “pratica” difficile da comprendere dato che tutto per noi ruota intorno alla logica dell’avere, anche in termini relazionali ed emotivi.
Se non è possibile evitare tutte le difficoltà della vita, possiamo però metterci al riparo dalla “frana” allenando mente e corpo.
Il nostro corpo non è rigido, la nostra mente è rigida!
Ecco che lo yoga può farci trovare “l’equilibrio”, infatti questa disciplina antichissima fatta di esercizi fisici, respiratori, mentali e percettivi modella il corpo e, allo stesso tempo “tonifica” il nostro sistema nervoso. La neuroradiologia ha dimostrato che l’attività fisica unita ad una dimensione olistica è in grado di sviluppare materia grigia nelle aree del cervello che regolano le emozioni, l’apprendimento e la memoria. Le stesse che vengono logorate e inibite dallo stress, così oltre alla forza fisica aumenta anche la capacità di resistenza agli urti emotivi e psicologici.
Non a caso sempre di più oggi sentiamo parlare di welfare aziendale e benessere, e lo yoga è proprio una delle novità che si traduce spesso in un miglioramento del clima aziendale e una riduzione dello stress. Chi lo propone, insieme a chi a lo pratica sostiene che sia un ottimo alleato per il benessere psico-fisico e praticato insieme ai colleghi può provare a migliorare il senso di comunità.
Lo yoga predispone all’ascolto, al non giudizio e al lavoro su sé stessi…ecco perché è importante dare o richiedere un break di qualità.
Bisogna però sapere che non basta seguire gli asana (le posizioni assunte durante gli esercizi) e fare “Ohm”; bisogna imparare a prendere le distanze dagli stati d’ansia prima di caderne vittima.
Come?
Attraverso l’ascolto del respiro….che dev’essere lento e consapevole, profondo e lento, in modo da fornire una maggiore qualità di ossigeno a cellule e organi, ripristinando il buon umore e la vitalità.
Riappropriamoci del nostro tempo. Ascoltiamoci.
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