Mi è stato chiesto di raccontare a giovani studenti degli ultimi anni delle superiori quali saranno le professioni del futuro. Ma io non lo so. Tra 5, 10, 15 anni ci saranno ancora mestieri tradizionali, altri avranno subito trasformazioni ed evoluzioni, molti non serviranno più e la maggior parte deve essere ancora inventata. Così, come fa un bravo relatore per uscire da una situazione di difficoltà, ho rigirato la domanda: secondo voi, quali saranno i lavori di cui ci sarà bisogno tra qualche tempo?
Il tassista spaziale, lo Smart accompagnatore che ti consente di distrarti a leggere il tuo cellulare mentre cammini facendoti evitare gli ostacoli, il social eraser capace di crearti una fedina pulita su Instagram, LinkedIn o chissà quali altre piattaforme. Sono venute fuori idee dalle più strampalate a quelle più convincenti. Ma se molti di loro andranno a fare qualcosa che non esiste, la Creatività e la capacità di innovazione sono competenze fondamentali. Ed è bene esercitarle senza porsi limiti all’inventiva.
Ma se il futuro è così incerto, come possiamo orientarli in modo che facciano scelte consapevoli? Innanzitutto smettendo di credere che sia la scuola a formarli per un lavoro. L’istruzione serve a dare le basi su cui poi costruire il grattacelo di competenze professionali. E non solo perché il mondo scolastico, per sua natura, può cambiare solo lentamente (a differenza di quello lavorativo), ma anche perché senza solide fondamenta qualsiasi costruzione non sta in piedi. Secondo aspetto, esercitando le persone all’ascolto. Se è difficile capire che lavori ci saranno anche tra pochi anni, informandosi, leggendo, vivendo con curiosità ed interesse il mondo che ci circonda possiamo individuare dei trend: l’ambiente e l’economia green, la speranza di vita che aumenta e la probabile crescita dei servizi alle persone anziane, il digitale, l’agroalimentare. Ma soprattutto serve la flessibilità. La capacità di cambiare velocemente, di riqualificarsi, di formarsi e rimettersi in gioco.
Per Questo motivo oggi sono più importanti le competenze trasversali rispetto a quelle professionali. Se alleniamo il nostro modo di lavorare in gruppo, di risolvere i problemi, la nostra comunicazione, riusciremo a sfruttare queste capacità in ogni lavoro che andremo a fare.
Ma se c’è una cosa che l’esperienza insegna è che qualunque lavoro andrai a fare, scegline uno che ti piace, che ti dia soddisfazione, che ti faccia sentire appagato. Per questo ho chiuso il mio intervento con quella che reputo la competenza più importante: la consapevolezza. Impariamo a conoscerci per capire cosa ci piace davvero, solo così potremo fare scelte consapevoli e azzeccare la professione del futuro
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