“Credo che avere la Terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”
Andy Warhol
5 giugno 2020 la giornata mondiale dell’ambiente compie 46 anni. Istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 15 dicembre 1972, sceglie come motto durante la pandemia mondiale da Coronavirus: “E’ il momento per la Natura”, per ricordare che la crisi della biodiversità è una preoccupazione urgente, anche esistenziale.
Quella che stiamo attraversando è una situazione difficile, questo è fuori dubbio, è un momento in cui sentiamo molto vicino a noi quel “disagio esistenziale” che un tempo sembrava appartenere solo ai poeti e che oggi torna in auge sotto il nome di “disagio emotivo”.
Ma non è tutto perduto, anzi.
Nella miriade di notizie drammatiche che ci circondano, ad attirare l’attenzione sono stati alcuni eventi che, se ben interpretati possono essere utili a comprendere questo momento.
Il primo effetto “collaterale” in seguito ai provvedimenti restrittivi introdotti a livello nazionale, e che ci piace sottolineare, sono stati i canali di Venezia diventati “straordinariamente incredibilmente puliti, immobili e limpidi” (La Nuova di Venezia e Mestre, 15/03/2020), contemporaneamente dall’altra parte del mondo le misure restrittive adottate dalla Cina ha fatto sentire un calo significativo di inquinamento da biossido di azoto e un miglioramento della qualità dell’aria.
Eventi come questi potrebbero essere definiti conseguenze di secondo ordine, un concetto che secondo H. Marks, Professore di Bioetica, Scienze umanistiche e diritto presso l’Università di Stato di Pennsylvania, connota il pensiero di chi valuta l’impatto delle proprie azioni nel lungo periodo sulla base delle reazioni che ne potrebbero derivare dall’ambiente circostante.
Pertanto, analizzando l’impatto globale di Covid-19 nel lungo periodo, possiamo sostenere che la nostra forzata quarantena (conseguenza di primo ordine rispetto all’evento Covid-19) abbia comportato particolari benefici almeno per l’ambiente (conseguenza di secondo ordine rispetto all’evento Covid-19).
Il motivo per cui notizie come queste risuonano oggi così inaspettate non è legato solamente alla brutalità con cui il Covid è entrato nelle nostre vite, ma anche al fatto che valutiamo l’impatto delle nostre decisioni solo a breve termine, considerando come uniche costanti principalmente noi stessi e i nostri interessi.
Il secondo effetto per così dire “collaterale” che ci ha colpito è stata la prontezza con cui le aziende si sono reinventate convertendo la loro produzione per la realizzazione e la distribuzione di presidi sanitari oggi indispensabili.
Da questi eventi possiamo ricavarne una lezione molto importante per il nostro futuro.
In un mondo che corre e ci rincorre forse la “specializzazione” a tutti i costi non è la soluzione migliore, sempre; più scelte abbiamo e più saremo pronti ad affrontare momenti di incertezza come quelli che stiamo vivendo.
Se alla sofferenza, al dolore e alla morte che questo virus ha causato non sappiamo dargli una spiegazione, possiamo però dargli un significato pratico e utile: essere pronti a cambiare prospettiva imparando a prendere decisioni consapevoli chiedendoci sempre “dopo cosa accadrà?” in modo da tenerci aperte più strade possibili, coltivando sempre i nostri interessi e preparandoci sempre un piano di riserva.
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