Ci sono giornate malinconiche come un lungomare d’inverno. Quelle in cui il tuo sguardo si perde nell’infinito e dentro di te senti che potresti scrivere un romanzo intero. Poi ti siedi davanti a un foglio bianco e i pensieri si accavallano tra loro e non riescono ad uscire ordinati con un senso logico.
Ci sono quelle giornate nervose in cui hai una scadenza, fissata da tempo e non più procrastinabile. E tu non sei pronto, ridotto all’ultimo come sempre, maledicendoti per non averlo fatto prima e senza uno straccio di idea in testa per riuscire a farlo adesso in tempi brevi.
Ci sono quelle notti insonni, in cui ti giri e ti rigiri nel letto chiedendoti se sei adeguato, se quello che stai facendo è davvero quello che volevi fare, se sarai pronto alle sfide future.
Ci sono quelle docce dove ti carichi per un esame, una presentazione, un colloquio, discussioni in cui tutto fila liscio e fai dibattiti immaginari da cui esci sempre vincitore.
Ci sono quelle pause in cui prendi coscienza di aver sbagliato, di aver esagerato, di tutte le conseguenze che il tuo gesto porterà.
Ci sono quelle giornate che non finiscono mai, che durano più di 24 ore, che ti masticano e ti risputano.
Ci sono quelle serate dove mettersi comodo e sprofondare nel divano è un gesto di ribellione.
Ci sono quei momenti in cui ti chiedi se tutto questo ha un senso, ma non lo trovi mai.
Ci sono giorni in cui il tempo fuori fa schifo, e tu non hai voglia di far niente. Ecco oggi è un po’ così, malinconico, nostalgico, oggi anche se non è bello voglio andare al mare.
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