I social media e la “viralità” hanno profondamente modificato il modo in cui ci si approccia all’altro, a noi e al reale.
…Figli del tempo ipermoderno, condannati alla presenza e all’uso massiccio e massificato dei social network, un palcoscenico su cui esporsi, postare contenuti ed immagini, diventando così più di ogni altro luogo fisico il luogo dell’esistenza.
La cifra inconscia ed inconsapevole di questi gesti quotidiani è il bisogno umano di essere riconosciuti. Il bisogno di riconoscimento è un elemento fondamentale per la formazione integrata ed equilibrata della propria identità, caratteristica imprescindibile per la definizione della personalità.
La psicologia dello sviluppo ci insegna che il bisogno di riconoscimento è presente in ognuno di noi sin dalla nascita, e nel momento in cui non può o non riesce ad essere soddisfatto crea delle “mancanze” prendendo deviazioni funzionali che ostacolano l’espressione della propria autenticità, spontaneità, intimità fino a compromettere la piena realizzazione del singolo.
Il bisogno di riconoscimento è un tassello fondamentale per la realizzazione completa dell’uomo e si declina secondo sfumature diverse. Lontano da poter essere collegato solamente alla piena soddisfazione dell’esigenze primarie, esso per lo più si configura come necessità psicologica ed esistenziale, tanto determinante quanto la soddisfazione delle stesse.
Ecco che la “fame” di riconoscimento è lontana dall’essere definita solamente come fame di cibo, si configura piuttosto come fame di stimoli esistenziali.
Nel neonato possono essere individuati nella presenza affettiva della madre, mentre i riconoscimenti materiali e soprattutto di natura psicologica sono forniti dai diversi care givers; essi sono riconoscimenti dall’alto valore simbolico che comunicano il valore intrinseco della vita del singolo, di quel nome proprio che sentendosi amato, gli viene riconosciuto il permesso di esistere, crescere e provare a realizzarsi.
Questi stimoli esistenziali hanno un ruolo centrale per tutta la vita e senza di essi, ogni vita perde vitalità.
Così riusciamo a capire perché anche in età più adulta questo tipo di soddisfazione e gratificazione è fondamentale, in quanto è connaturata alla nostra essenza.
Partendo da questi presupposti, i frequentatori della rete, nella rete cercano proprio quel riconoscimento.
Il tentativo spesso inconscio è quello di colmare vuoti che hanno origini diverse e che rimandano spesso a bisogni non soddisfatti. I Social network si inseriscono in questi piccoli solchi caratterizzati dalla carenza esistenziale, lo testimoniano la condivisione di foto che ritraggono momenti importanti della propria quotidianità e sempre più spesso della propria intimità; proprio in questo modo gli utenti ignari del valore psicologico del gesto, vanno alla ricerca del proprio riconoscimento da parte di altri utenti.
Ma, per essere riconosciuti dobbiamo necessariamente riconoscere, c’è bisogno in ogni caso dell’altro.
I social prezzano questa dinamica, la semplificano, l’allontanano dal reale dandogli il peso effimero di un like. Per questo l’approvazione esclusivamente virtuale è destinata allo scacco, perché la sua natura non è sostanziale e non vi è reciprocità.
Il riconoscimento di suo conto ha bisogno di incontri reali e autentici tra esseri umani e questa dialettica, fragile e fondamentale di riconoscere ed essere riconosciuti.
Il riconoscimento reale si deposita proprio nella nostra memoria psicologica e spirituale sorgente reale e non virtuale, concreta e non transitoria, alla quale possiamo e potremo far riferimento per la percezione veritiera di noi stessi e dell’altro.
Non sarà certamente l’illusione virtuale di un pollice all’insù o di un cuoricino a compensare il profondo bisogno di tornare a riconoscersi e a guardarsi negli occhi e non attraverso un monitor.
Covid permettendo…
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