In un’intervista di Bernhard Scholz, Brunello Cucinelli sottolinea l’importanza della dignità dell’essere umano al lavoro. Per questo motivo la sua azienda riconosce stipendi più alti della media, obbliga i propri collaboratori a non lavorare dopo le 17.30 e nei fine settimana, mette le persone a proprio agio in modo che possano sentirsi liberi di esprimersi con proposte costruttive. Un esempio da seguire, un imprenditore illuminato che mette la responsabilità sociale davanti al profitto. Ma sarà sempre stato così? Per arrivare dove è oggi non ha mai dovuto fare compromessi? Chi possiede aziende di successo, o ha raggiunto il top in politica, nello spettacolo, nello sport, cosa ha dovuto sacrificare?
Spesso davanti all’affermazione di altri mi ripeto una frase del Blasco, che per ottenerla “ci vuole quello che io non ho, ci vuole pelo sullo stomaco”. Se non sei cattivo non puoi trionfare nella vita; senza qualche gomitata, senza qualche trucchetto smaliziato non arriverai da nessuna parte. Vorrei capire se è una scusa che mi racconto per mascherare la mia inadeguatezza o se davvero nel nostro Paese non esiste altro modo di scalare la piramide sociale.
Mi piace giocare secondo le regole. Mi chiedo però quali siano le regole del gioco, se quelle scritte o le consuetudini. Perché se di “falli così in area sai quanti ne succede” è la logica che ci guida, non ci sarà mai un arbitro che possa tutelarmi da un competitor che ottiene vantaggi dal trasgredire o dal raggirare le leggi.
Mio padre mi ha insegnato che comportarsi bene nel lungo periodo ripaga sempre, ma Keynes sosteneva che nel lungo periodo saremo tutti morti. Chissà, forse non ne vedrò i frutti, ma non voglio rassegnarmi ad essere cattivo e voglio continuare a rispettare le regole non per timore di essere punito, ma perché vorrei giocare ad armi pari. E questo non è moralismo da sbandierare: chi è senza peccato scagli la prima pietra. E’ un impegno verso le generazioni future. Perché quando mio figlio mi confessa di avere paura dei cattivi io voglio rispondergli convinto che non deve temere, perché i buoni vincono sempre.
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