Quando tutto è “cambiato”? Nel’20, quando tutti eravamo chiusi in casa, prigionieri di un virus venuto da lontano. Abbiamo già sentito parlare di lockdown, di autoisolamento, della quarantena, delle strade deserte e di quelli che cantavano dalle finestre…ora parliamo di ciò che c’era dietro alle finestre, nelle case e nella mente della gente.
La pandemia proprio perché ci ha costretto a rimanere a casa, ha profondamente determinato il cambiamento nella percezione dell’utilità della tecnologia; ha fatto capire a molti intellettuali, ma anche alla gente comune, che i dispositivi connessi non limitano necessariamente le esperienze, ma in momenti come questi ci aiutano a ricostruire una pseudo fisicità tenendo insieme le relazioni.
Soli sì, ma grazie alla tecnologia, in maniera diversa…insieme.
Abbiamo imparato a vivere in uno spazio/tempo diverso che ci ha messo di fronte a nuove abitudini e bisogni temporanei; ci siamo trovati a fare le cose che facevamo prima ma soprattutto a fare cose nuove, e questo anche grazie alla rete.
È così che ci siamo imbattuti in uno stato di iperconnessione sviluppando un desiderio spasmodico di intrattenimento e comunicazione.
Secondo Mckinsey, dall’inizio dell’emergenza il 64% degli italiani ha incrementato la fruizione dei contenuti online e il 62% l’uso di videogiochi e chat.
Ci siamo reinventati forzandoci ad usare strumenti di apprendimento e di lavoro a distanza, il 57% ha usato per la prima volta tool per la scuola da remoto e il 42% le videoconferenze per uso professionale (a marzo l’applicazione più scaricata per le videoconferenze è stata ZOOM, anche se gli italiani rimangono fedeli a Skype con circa 300.000 utenti quotidiani).
A crescere sono stati i siti d’informazione, non solo per aggiornamenti costanti sull’evoluzione dell’emergenza, ma anche i siti d’informazione settoriale; e più in generale tutti i quotidiani hanno visto un incremento di visualizzazioni anche fino ad arrivare al 149% in questi ultimi due mesi.
L’intrattenimento, così come la messaggistica istantanea, non solo è cresciuto in termini di utilizzo ma ha la particolarità di spalmarsi nell’intero arco della giornata; anche in questo periodo di isolamento gli italiani hanno prediletto WhatsApp per comunicazioni veloci, gli scambi tra parenti e amici anche con chiamate multiple e divertenti, e Netflix per i momenti di relax.
A vincere su tutti è stato l’e-commerce e Delivery, che hanno dovuto perfino riorganizzare la catena logistica a causa dell’incremento eccessivo in un arco di tempo brevissimo delle richieste, portando grosse discrepanze: una perdita se si pensa a tutto il mondo dell’abbigliamento e della cosmesi, mentre è raddoppiata la richiesta di beni di prima necessità a domicilio.
Naturalmente anche il modo di fruire internet è cambiato: è diminuito l’uso della rete mobile preferendo il Wi-Fi casalingo e in generale è aumentato l’utilizzo del desktop. Lo smartphone rimane sempre il nostro più fedele amico.
Non potendo frequentare i luoghi fisici di aggregazione, gli italiani si sono ritrovati nelle piazze della rete, hanno fatto ginnastica, yoga e scambiato milioni di ricette cucinando anche insieme a chef stellati e pasticceri importanti, così attraverso una strada costruita dalle rete, invisibile ma forte ci siamo abbracciati e uniti, abbiamo cantato e ballato lontani ma più che mai “vicini”.
Quando torneremo alla tanta agognata normalità e riprenderemo a pieno in mano le nostre vite sicuramente molte richieste si attenueranno, ma siamo riusciti a sdoganare alcuni ostacoli psicologici; con più facilità organizzeremo una videoconferenza oppure ordineremo una cena dopo una lunga e faticosa giornata lavorativa.
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